venerdì 18 gennaio 2008

A colei che è troppo gaia



Bello il tuo capo, il gestire, l'aspetto,
come un bel paesaggio; sul tuo volto
il riso giuoca come fresco vento
in un limpido cielo.
Il malinconico passante che tu sfiori
è abbacinato dalla salute che, come luce,
ti sprizza dalle braccia e dalle spalle.
I sonanti colori di cui spargi
le tue tolette, ispirano ai poeti
l'immagine di un balletto di fiori.
Sono l'emblema, queste pazze vesti,
del variopinto tuo spirito: folle.
Di cui son folle, t'odio quanto t'amo!
Qualche volta, in un bel giardino, dove
trascinavo la mia atonia, ho sentito
il sole lacerarmi il petto, come
un'ironia; la primavera e il verde
a tal punto umiliarono il mio cuore,
che su di un fiore punii l'insolenza della natura.
E così, una notte,
appena suona l'ora del piacere,
verso i tesori della tua persona
vorrei strisciare, da vile, in silenzio,
per castigarti la gioiosa carne,
per schiacciare il tuo seno perdonato,
e infliggere al tuo fianco stupefatto
una profonda, una larga ferita:
Vertiginosa dolcezza!
Attraverso le nuove labbra,
più splendenti e belle,
Infonderti, sorella, il mio veleno!


Baudelaire

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