domenica 14 ottobre 2007

Ars amandi

"Quando ti deporranno davanti i doni di Bacco e una donna con te dividerà il divano, supplica il padre Nittelio che coi suoi riti notturni non consenta a quei vini di farti girar la testa. Potrai dir molte cose con parole coperte che ella potrà sentire dette solo per lei, scrivere con un pò di vino tenerezze leggere perchè lei sulla tavola si legga tua padrona, e guardarla negli occhi con occhi che confessano amore."

Ovidio

sabato 13 ottobre 2007

Con una rosa



Con una rosa hai detto
vienimi a cercare
Tutta la sera io restero’ da sola
E io per te muoio per te
Con una rosa sono venuto a te.

Bianca come le nuvole di lontano
Come la notte amara passata invano
Come la schiuma che sopra il mare spuma
Bianca e’ la rosa che porto a te.

Gialla come la febbre che mi consuma
Come il liquore che istiga le parole
Come il veleno che stilla dal tuo seme
Gialla non e’ la rosa che porto a te.

Sospirano nell’aria le rose spirano
Petalo a petalo mostrano il color
Ma il fiore che da solo cresce nel rovo
Rosso non e’ l’amore, bianco non e’ il dolore
Il fiore e’ solo il dono che porto a te.

Rosa come un romanzo di poca cosa
Come la resa che affiora sopra il viso
Come l’attesa che sulle labbra pesa
Rosa non e’ la rosa che porto a te.

Come la porpora che infiamma il mattino
Come la lama che scalda il tuo cuscino
Come la spina che al cuore si avvicina
Rossa cosi’ e’ la rosa che porto a te.

Lacrime di cristallo l’hanno bagnata
Lacrime e vino versate nel cammino
Goccia su goccia perdute nella pioggia
Goccia su goccia le hanno asciugato il cuor

Portami allora portami il piu’ bel fiore
Quello che duri piu’ dell’amor per se
Il fiore che da sole non specchia il rovo
Perfetto dal suo cuore perfetto dal dolore
Perfetto dal dono che fa di se.

Vinicio Capossela

martedì 9 ottobre 2007

Saggezza indiana

Il corpo muore. Il corpo è semplicemente ciò che l'anima materialmente possiede.
E' il suo involucro. L'anima prosegue la sua vita.
(Susie Billie, 102 anni, Seminole)

La rana non s'ingozza mai di tutta l'acqua dello stagno in cui vive.
Proverbio Sioux Teton

domenica 7 ottobre 2007

Il tempo che passa


Le mattine in cui non lavoro, molto spesso se il tempo lo permette, prendo la mia bicicletta e macino una ventina di chilometri.
La maggior delle volte arrivo a Portoverde e torno indietro passando dal mare, ed ecco che ogni volta mi si apre un mondo diverso dal solito, fatto di persone che fanno jogging, persone che camminano sul lungomare con il giornale sotto braccio, persone a spasso con il cane, fidanzatini mano nella mano, mamme con le carrozzine e non ultime persone come me in bicicletta.
Ogni volta c'è sempre qualcosa di diverso, ma quello che mi colpisce di più sono i cambiamenti sentimentali e le novità portate dalla cicogna.
Per chi come me, ormai sono anni che percorre questa strada, tutte le volte sono emozioni diverse, incontri persone che l'ultima volta che avevo incrociato si dovevano sposare e che invece adesso sono sole, persone che cambiano la fidanzata o la moglie come cambiare una maglietta, famiglie che dal niente portano in giro i loro bambini appena nati.
Tutto questo mi fa molto pensare: il tempo passa e non me ne accorgo...

sabato 6 ottobre 2007

Sorrisi

Non smettere mai di sorridere, nemmeno quando sei triste, perché non si sa mai chi potrebbe innamorarsi del tuo sorriso.
(G.G.Marquez)

Un giorno senza un sorriso è un giorno perso.
(C.Chaplin)

venerdì 5 ottobre 2007

Si è fermato il tempo

Si è fermato il tempo
Guardo fuori e non piove più
Pensa quant’è strano
Manca il cielo qui

Ho fermato il tempo
La mia voce non pesa più
Gente strana il mondo
Piange quando tu…

Non puoi più respirare
Cadere e farti male
Non devi più tremare
Attendere e sperare.

Ho fermato il tempo
E tu non sei più qui con me
Ti avrei dato il mondo
Forse un fiore blu…

Avrei voluto osare
Rapirti e poi volare
Ma ci ho pensato tanto
Non c’entra qui il coraggio

Ho pagato il tempo perchè
Ti lasciasse dentro un po’ di me
Che non sono stato forte
Che non mai odiato niente.

Ho pagato il tempo perchè
Ti lasciasse dentro un po’ di me
Che non sono stato forte
Che non mai odiato niente

Si è fermato il te....

Negramaro

giovedì 4 ottobre 2007

I bamboccioni


Le misure a favore delle famiglie, serviranno anche a mandare i " bamboccioni" fuori di casa, cioè incentivare l'uscita di casa da parte dei giovani che adesso restano fino a età inverosimili con i genitori. Non crescono mai, non si sposano, non si rendono autonomi.
Caro ministro Padoa Schioppa, ci vuole coraggio a dire che grazie a 300 euro all’anno molti “bamboccioni”, come simpaticamente li chiama, potranno lasciare i genitori per andare finalmente ad abitare da soli o per mettere su famiglia. Non posso accusarla di avere detto una cazzata, ne diciamo tutti, ma di avere dipinto una situazione giovanile che è falsa: con 500 euro provi lei a diventare autonomo!!!
Affermarlo significa aver perso ogni contatto con la realtà concreta, con la vita dei cittadini.

mercoledì 3 ottobre 2007

Adamo & Eva

Dio chiama attorno a se Adamo ed Eva.
"Figlioli" dice loro "...molti doni vi ho già elargito. Ne mancano ancora due e dopo avrete avuto tutto!"
"Dicci, Signore. Quali sono?" chiedono ansiosi i nostri progenitori.
"Il primo..." annuncia imperioso Dio "è la possibilità di far pipì in piedi. A chi interessa?"
Adamo si alza di scatto: "Io, io. Lo voglio io. Ti prego, Signore, ti prego, ti prego, ti prego, dallo a a me questo dono. Lo voglio, lo voglio, lo voglio!"
Dio fa cenno di sì e allora Adamo comincia a far pipì in piedi. E la fa contro i muri, contro le piante, sui fiori. Arriva ad atti di virtuosismo estremo scrivendo con la pipì il suo nome sulla sabbia e sulla corteccia degli alberi. Poi, saltellando e pisciando, scompare dalla vista.
Eva si avvicina a Dio: "E il secondo dono, mio Signore, qual'è?"
E lui rispose: "L'intelligenza, Eva. L'intelligenza"

La lettera lungo la strada

"Addio, ma con me
sarai, verrai dentro
una goccia di sangue che circolerà
nelle mie vene,
o fuori, bacio che mi brucia il volto
o cinturone di fuoco nella mia cintola.
Dolce mia, accogli
il grande amore che uscì dalla mia vita
e che in te non trovava territorio
come l'esploratore sperduto
nell'isola del pane e del miele.
Io ti trovai dopo
la tormenta,
la pioggia lavò l'aria
e nell'acqua
i tuoi dolci piedi brillarono come pesci.
Adorata, vado alle mie battaglie.
Graffierò la terra per farti una grotta
lì il tuo Capitano
t'attenderà con fiori nel letto.
Non pensar più, mia dolcezza,
al tormento
che passò tra di noi
come un fulmine di fosforo
lasciandoci forse la sua bruciatura.
Venne anche la pace, perché torno
a lottare alla mia terra,
e poiché ho il cuore completo
con la parte di sangue che mi desti
per sempre,
e poiché
reco
le mani piene del tuo essere nudo,
guardami,
guardami,
guardami per il mare, che vado raggiante,
guardami per la notte che navigo,
e mare e notte sono gli occhi tuoi.
Non sono uscito da te quando m'allontana.
Ora ti racconterò:
la mia terra sarà tua,
vado a conquistarla,
non solo per darla a te,
ma per tutti,
per tutto il mio popolo.
Un giorno il ladro uscirà dalla sua torre.
E l'invasore sarà espulso.
Tutti i frutti della vita
cresceranno nelle mie mani,
prima abituati alla polvere da sparo.
E saprò accarezzare i nuovi fiori,
perché tu m'insegnasti la tenerezza.
Dolce mia, adorata,
verrai con me a lottare a corpo a corpo
perché nel mio cuore vivono i tuoi baci
come bandiere rosse,
e se cado, non solo
mi coprirà la terra,
ma questo grande amore che mi recasti
e che visse circolando nel mio sangue.
Verrai con me,
in quell'ora ti attendo,
in quell'ora e in tutte le ore,
in tutte le ore ti attendo.
E quando verrà la tristezza che odio
a bussare alla tua porta,
dille che io ti attendo;
e quando la solitudine vorrà che cambi
l'anello in cui sta scritto il mio nome,
di' alla solitudine che parli con me,
che io dovetti andarmene
perché sono un soldato,
e che là dove sono,
sotto la pioggia o sotto
il fuoco,
amor mio, t'attendo,
t'attendo nel deserto più duro
e presso il limone fiorito:
in ogni parte dove sia la vita,
dove la primavera sta nascendo,
amore mio, t'attendo.
Quando ti diranno « Quell'uomo
non t'ama. » , ricorda
che i miei piedi son soli in quella notte,
e cerca i dolci e piccoli piedi che adoro.
Amore, quando ti diranno
che t'ho dimenticata, e anche se
sarò io a- dirlo,
quando io te lo dirò,
non credermi
chi e come potrebbe
reciderti dal mio petto,
e chi raccoglierebbe
il mio sangue
quando verso di te m'andassi dissanguando?
Ma neppure posso
dimenticare il mio popolo.
Vado a lottare in ogni strada,
dietro ogni pietra.
Anche il tuo amore m'aiuta:
È un fiore chiuso
che ogni volta mi empie del suo aroma
e che s'apre d'improvviso
dentro di me come una grande stella.
Amore mio, è notte.
L'acqua nera, il mondo
addormentato, mi circondano.
Poi verrà l'aurora,
e nel frattempo io ti scrivo
per dirti: « Ti amo » .
Per dirti: « Ti amo » , cura,
pulisci, innalza,
difendi
il nostro amore, anima mia.
Io te lo lascio come se lasciassi
un pugno di terra con semi.
Dal nostro amore nasceranno vite.
Nel nostro amore berranno acqua.
Forse arriverà un giorno
in cui un uomo
e una donna, uguali
a noi,
toccheranno questo amore, e ancora avrà
forza per bruciare le mani che lo toccheranno.
Chi fummo? Che importa?
Toccheranno questo fuoco,
e il fuoco, dolce mia,
dirà il tuo semplice nome
e il mio, il nome
che tu sola sapesti, perché tu sola
sulla terra sai
chi sono, e perché nessuno mi conobbe come una,
come una sola delle tue mani,
perché nessuno
seppe come, né quando,
il mio cuore stette ardendo:
solamente
i tuoi grandi occhi grigi lo seppero,
la tua grande bocca,
la tua pelle, i tuoi seni,
il tuo ventre, le tue viscere
e l'anima tua che io risvegliai
perché restasse
a cantare fino alla fine della vita.
Amore, t'attendo.
Addio, amore, t'attendo.
Amore, amore, t'attendo.
Così questa lettera termina
senza nessuna tristezza:
sono fermi i miei piedi sulla terra,
la mia mano scrive questa lettera lungo la strada,
e in mezzo alla vita sarò
sempre
vicino all'amico, di fronte al nemico,
col tuo nome sulle labbra,
e un bacio che giammai
s'allontanò dalla tua bocca."

Pablo Neruda

lunedì 1 ottobre 2007

Amo le donne




Amo le donne che mill`anni or sono
grandi poeti amarono e cantarono.
Amo quelle citta`che ormai deserte
stirpi regali d`altri tempi piangono.
Amo quelle citta` che nasceranno
quando nessuno d`oggi sara` al mondo.
Amo le donne snelle,affascinanti,
che il grembo del futuro custodisce.
Con la loro bellezza astrale e pallida
somiglieranno a quelle dei miei sogni.

Hermann Hesse